Benvenuti nel sito della nostra Associazione
L’Associazione Pensionati Cassa Risparmio Roma è sorta il 30 giugno 1969 dall’iniziativa di cinque colleghi (Gabriele LA PEGNA, Riccardo MARENGO, Lamberto PROFILI, Giovanna SANTINI e Maria Magdalena VALENTINI) che hanno formato anche il primo Comitato direttivo.
I Presidenti, nel tempo, sono stati :
Il 1° – dal 1969 al 1970 – Gabriele LA PEGNA.
Il 2° – dal 1970 al 1976 – Riccardo MARENGO.
Il 3° – dal 1976 al 1979 – Piero MONTESSORI.
Il 4° – dal 1979 al 1998 – Luigi PERINELLI.
Il 5° – dal 1998 al 2008 – Lamberto RINALDI
Il 6° – dal 2008 ad oggi – Giuseppe CORRADO
L’Associazione ha per oggetto la tutela degli interessi economici e morali dei dipendenti collocati a riposo e dei loro superstiti da essa rappresentati .
L’Associazione non ha fini di lucro, è apolitica e si ispira a principi di pari opportunità.
All’Associazione possono iscriversi gli ex dipendenti della Cassa di Risparmio di Roma in quiescenza titolari o meno di pensione diretta o di reversibilità. Per l’iscrizione deve essere compilato un modulo, da richiedere all’Associazione, da inviare alla Sede sociale a mezzo posta.
La quota associativa è di € 25,00 all’anno; solo per gli iscritti al Circolo Unicredit Banca di Roma la quota viene addebitata in c/c. Per i non iscritti è previsto il bonifico bancario.
ORIGINI DELLA CASSA DI RISPARMIO DI ROMA
La Cassa di Risparmio di Roma nasce nel 1836 per iniziativa privata di alcuni esponenti dell’aristocrazia capitolina, della Curia e del mondo dell’imprenditorialità e dell’alta finanza. In particolare i promotori dell’iniziativa furono mons. Pietro Marini, il conte Vincenzo Pianciani, il commendatore Pietro Campana e mons. Carlo Luigi Morichini. Il 3 maggio 1836 venne approntato lo statuto della costituenda Cassa di Risparmio di Roma nella forma di una società privata. Il 20 giugno successivo l’iniziativa ricevette autorizzazione di Papa Gregorio XVI affinché “prontamente sia posto in attività uno Stabilimento sì utile alle private famiglie ed a tutta la civile società”.
La sottoscrizione delle cento azioni di 50 scudi romani, destinate a costituire il fondo di dotazione, si esaurì in brevissimo tempo e il 14 agosto 1836, una domenica, la Cassa così costituita aprì i battenti al pubblico a Palazzo Borghese nei locali messi gratuitamente a disposizione dal Principe don Francesco Borghese, primo presidente della banca. La divulgazione delle finalità dell’istituto fu affidata ad un opuscolo a stampa diffuso gratuitamente al pubblico.
A differenza delle altre Casse di risparmio, l’ente romano nacque per impulso di soggetti privati, tra i quali figuravano i nomi più di spicco dell’alta nobiltà e del ceto imprenditoriale e mercantile romano. Sfogliando l’elenco degli amministratori e dei soci della Cassa, infatti, si può notare come questi appartenessero al fior fiore della classe dirigente dello Stato Pontificio.
Secondo le intenzioni dei fondatori, la Cassa si configurava come un istituto di carità, la cui finalità’ principale era quella “di promuovere nel popolo lo spirito di economia e preveggenza”, ovvero di incentivare il risparmio e comportamenti previdenziali tra le classi meno abbienti della popolazione. Lo Statuto stabiliva che l’ente non aveva fini di lucro e si proponeva di agire unicamente in vista dell’utilità sociale; i soci accettavano di fornire “la loro opera e i capitali gratuitamente, e di rinunciare a qualsiasi forma di remunerazione: persino nel deprecato caso di cessazione dell’Istituto, essi – recitava lo statuto – non avrebbero mai voluto indietro i loro quattrini, che sarebbero stati invece erogati a pubblico beneficio, principalmente dei depositanti”.
A sottolineare le finalità non speculative dell’istituzione, lo Statuto stabiliva molti e precisi limiti all’ammontare delle somme accettate in deposito, che non dovevano eccedere i venti scudi alla volta ed essere iscritte in libretti nominativi (e non più d’uno per persona); gli interessi corrisposti erano pari al 4% e venivano liquidati semestralmente. Gli impieghi venivano effettuati ad un tasso generalmente pari al 5% a prescindere dalle scadenze.
La Cassa riscosse fin dall’inizio un generalizzato successo tra la popolazione romana. Fin dai primi mesi di attività’ si registro’ un notevole afflusso di depositi, in considerazione, tra l’altro, della quasi totale assenza di intermediari finanziari nella città e della attrattiva remunerazione per un impiego a vista percepito a basso rischio. Per il reinvestimento dei depositi, il Ragioniere Agostino Feoli elaboro’ una politica degli impieghi incentrata sull’apertura di credito in conto corrente, a brevissimo termine, nei confronti di un ristretto numero di affidati (in prevalenza soci) di elevato merito creditizio; in via secondaria, nel primo decennio di attività, la Cassa investi’ in mutui ipotecari, titoli del debito pubblico pontificio negoziati alla Borsa di Roma e prestiti diretti alla Camera Apostolica.
La Cassa di Risparmio di Roma acquisì nel 1936 il Monte dei Pegni, che rimase tra i primi azionisti, sviluppando, negli anni successivi e fino ai nostri giorni, specifiche attività di Credito su pegno, attività che permisero alla Cassa di posizionarsi ai primi posti nazionali nel settore specialistico del ” credito su pegno”.
Nel 1841, inoltre, la Cassa finanzio’ alcuni soci nell’acquisizione del controllo della Banca Romana; a seguito dell’operazione, la Cassa stipulo’ con la stessa una convenzione che le permise l’investimento, su un conto corrente a vista, delle proprie eccedenze giornaliere di liquidità’, che in precedenza rimanevano infruttifere.
Nel 1844, fermo restando lo Statuto del 1836, venne approvato un dettagliato Regolamento interno. Durante gli sconvolgimenti politici del 1848-1849 la Cassa subì’ una grave crisi di liquidità’ a causa degli ingenti ritiri dei depositi da parte della propria clientela (sia pure sospesi per un anno da una disposizione governativa dell’aprile 1848) e della crisi di liquidità’ nella quale entro’ la stessa Banca Romana. Negli stessi anni la Cassa rischio’ inoltre il fallimento a causa della liquidazione in perdita dei titoli del debito pubblico posseduti, nonché’ della decisione del governo pontificio di disconoscere parzialmente il valore dei titoli di Stato emessi durante il periodo repubblicano. Le riserve di utili patrimonializzati nel primo decennio di attività furono appena sufficienti ad assorbire queste perdite. Nonostante il patrimonio venisse quasi azzerato da tali eventi (ritornando sui valori del capitale sociale versato nel 1836), la Cassa riuscì’ quindi a sopravvivere, rafforzando successivamente la propria situazione patrimoniale negli ultimi decenni del governo pontificio, senza tuttavia uguagliare i tassi di crescita sperimentati nei primi anni, anche per effetto dell’ ingresso sul mercato di nuovi intermediari finanziari e di un sia pur modesto sviluppo del mercato mobiliare romano.
Nel 1982 Cesare Geronzi assume la carica di Direttore Generale. Alla fine degli anni Ottanta il Banco di Santo Spirito, viene acquisito dalla Cassa di Risparmio di Roma ed assumerà la denominazione di Banco di Santo Spirito. Nel 1992 viene aggiunto al gruppo anche il Banco di Roma.
Successivamente la nuova Banca di Roma acquisisce numerose società: compra la Banca Mediterranea, finanzia l’alta velocità delle Ferrovie dello Stato, fonda la holding turistica Ecp. Nel 1995 acquisisce la Banca Nazionale dell’Agricoltura (venduta cinque anni dopo all’Antonveneta a 1,5 volte il prezzo pagato) e il suo gruppo supera un giro d’affari di 10.000 miliardi di lire.
A fine anni ’90 il gruppo Banca di Roma si allarga al sud, con l’acquisizione di Mediocredito Centrale e del Banco di Sicilia; in cambio la regione siciliana e la Fondazione Banco di Sicilia ne divengono due soci importanti. Nel 2002 sono assorbite la Banca Popolare di Brescia e la Cassa di Risparmio di Reggio Emilia. È questo il percorso che, attraverso l’unione di banche in crisi o pre-crisi, conduce Geronzi alla creazione nel luglio 2002 di un’unica unità bancaria, Capitalia.
Dall’ottobre 2007 il “Gruppo” confluisce in Unicredit Group. (Note storiche tratte da Wikipedia).